CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA | CONGIUNTURA FLASH DICEMBRE 2025


CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA | CONGIUNTURA FLASH DICEMBRE 2025

22/12/2025

Il Centro Studi Confindustria ha pubblicato la Congiuntura flash di dicembre 2025: Calano export e produzione industriale, deboli i consumi, elettricità ancora cara.

Quadro complicato. Il dollaro debole sull’euro, dovuto anche ai tagli dei tassi FED, continua a frenare l’export italiano nel 4° trimestre, insieme ai dazi USA. Scricchiola di nuovo la fiducia delle famiglie e quindi le attese sui consumi. L’industria fa ancora fatica. A favore giocano gli investimenti (grazie in larga parte al PNRR), i servizi (tirati dal turismo straniero), il calo del prezzo del petrolio.

Tassi moderati in Italia. A dicembre per alcuni giorni il rendimento dei BTP è sceso sotto quello dei titoli francesi, nella media del mese sono in linea: 3,49% in Italia (+0,57 lo spread sulla Germania), 3,48% in Francia (+0,56). Quelli spagnoli sono più bassi: 3,23% il tasso, +0,30 lo spread. Con tassi BCE fermi (2,00%) il costo del credito alle imprese italiane non scende più (3,52% a ottobre, quasi come a luglio).

Tagli FED, dollaro debole. La Banca Centrale USA ha ridotto i tassi ufficiali per la terza seduta di fila (3,75% a dicembre), preoccupata della frenata dell’occupazione, annunciando altri ribassi senza un timing definito. Questo contribuisce a un dollaro svalutato sull’euro: 1,17 a dicembre, vicino al picco.

Elettricità ancora cara. Prosegue il lento calo del prezzo del petrolio (63 dollari al barile a dicembre), poco sotto la media 2019; anche il prezzo del gas scende (27 euro/MWh), ma è ancora doppio rispetto ai valori pre-2022. Perciò, l’inflazione al consumo in Italia è moderata (+1,1% a novembre), ma il costo dell’elettricità per le imprese resta alto: 0,28 euro/KWh, contro 0,18 in Francia e 0,17 in Spagna.

Investimenti: ancora buoni segnali. Dopo la positiva performance nel 3° trimestre, restano favorevoli gli indicatori per gli investimenti in impianti e macchinari a fine 2025: a novembre salgono i consumi elettrici, nel 4° in media si mantiene elevata la fiducia delle imprese di beni strumentali (soprattutto le attese di produzione) e anche quella delle imprese di costruzioni nonostante un lieve calo recente.

Consumi: scarsa fiducia. A ottobre le vendite al dettaglio sono cresciute (+0,5%, ma nulla la variazione acquisita per il 4° trimestre) e a novembre le vendite di auto sono aumentate moderatamente. Inoltre, il numero di occupati, dopo il calo a luglio-agosto, è tornato in espansione a settembre-ottobre. La fiducia delle famiglie, però, si è bruscamente ridotta a novembre, recuperando solo in parte a dicembre.

Servizi in accelerazione. RTT (CSC-TeamSystem) segnala che a ottobre prosegue l’espansione dei servizi, dopo il recupero pieno di settembre. A novembre, l’HCOB-PMI (55,0 da 54,0) suggerisce un buon ritmo di crescita nel 4°, confermato dal balzo a dicembre della fiducia delle imprese del settore.

Industria ancora debole. La produzione industriale è tornata a calare a ottobre (-1,0%), come anticipato da RTT, portando la variazione acquisita nel 4° trimestre a -0,1%. Nei primi 10 mesi, è evidente il recupero di metallurgia e mobili, ma restano le difficoltà di moda e automotive. In novembre, però, il PMI è tornato in area espansiva (50,6) e la fiducia delle imprese resta su un trend positivo a dicembre.

Export in calo. A ottobre deboli gli scambi italiani di beni: quasi fermo l’import (+0,3% a prezzi correnti), scende l’export (-3,0%, dopo +2,9% a settembre), per il crollo degli strumentali (-8,5%; -1,1% al netto delle navi). Le vendite sono invece in crescita tendenziale in pochi settori (soprattutto farmaceutica) e in poche destinazioni (Svizzera, OPEC, Francia, Spagna, ma anche gli stessi USA). Le prospettive per l’export restano negative, con un nuovo calo degli ordini manifatturieri esteri a dicembre.

Eurozona: meglio i servizi dell’industria. A ottobre la produzione industriale è cresciuta nei principali paesi: di più in Germania e Spagna (+1,1% e +1,0%), meno in Francia (+0,4%). A novembre, però, il PMI manifattura è calato nei tre paesi, restando espansivo solo in Spagna. Nei servizi, invece, il PMI è risalito in territorio positivo anche in Francia, frenando di poco negli altri due paesi. Per l’aggregato Eurozona, inoltre, migliorano lievemente la fiducia e le aspettative sull’occupazione.

USA: l’economia rallenta. Il PMI composito a novembre rimane espansivo, ma è sceso (54,2 punti), a causa del calo dei servizi (54,1) e della manifattura (52,2). Quest’ultima, in particolare, presenta un quadro nel complesso debole: ISM e PMI di Chicago si confermano su valori recessivi, come vari indicatori territoriali della FED. Il mercato del lavoro americano a metà dicembre è peggiorato, come segnalato da un rapido aumento delle richieste di sussidi di disoccupazione.

Cina: riparte l’export. Frena l’industria cinese, con la produzione a novembre al +4,8% annuale (da +4,9%), in linea con il PMI (49,9 da 50,6). In controtendenza l’export, tornato a crescere a novembre (+5,9%, da -1,1%): sebbene le vendite negli USA siano crollate (-28,6%), sono cresciute verso altri mercati (Sud-Est asiatico +8,4%, Africa +28,0%, UE +14,8%). La domanda interna, però, segna la crescita minore dalle politiche “zero-Covid” (2022), con le vendite al dettaglio al +1,3% (da +2,9%).

 

 

 

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